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LE SPLENDIDE REGGE DELLA BASSA PARMENSE
Fontevivo, Fontanellato, San Secondo, Sissa, Roccabianca, Soragna

Itinerario ideale per gli appassionati di dimore signorili, ricche di affreschi e arredi preziosi. A poco più di mezz'ora d'auto dall'Antico Borgo, scendendo nella pianura, si possono raggiungere antiche rocche come Fontanellato, San Secondo e Soragna, dove il fascino delle fortezze medioevali si sposa con l'eleganza delle corti rinascimentali. Meritano una sosta l'Abbazia di Fontevivo e il Castello di Roccabianca con le sue cantine di invecchiamento dell'aceto balsamico e il 'Villaggio delle Fiabe'.
Km. 90 - Tempo di percorrenza: 2- 2.30 ore, oltre ai tempi di visita.
Dall'Antico Borgo di Tabiano scendi lungo la strada che in direzione Est porta a Fidenza attraverso Santa Margherita; volta a destra sulla via statale N. 9 ( Via Emilia) fino Sanguinaro; subito dopo svolta a sinistra per Fontevivo. (Km. 19)
  • ABBAZIA DI FONTEVIVO [Approfondimento]

    L'Abbazia è molto simile a quella di Chiaravalle; entrambe di impostazione cistercense, anche nella distribuzione delle zone abitative (cucina, dispensa e dormitori), che si affacciano tutte sul grande chiostro quadrato. La facciata, ricostruita in laterizio all'inizio del XV secolo, è divisa verticalmente in tre parti.

    Nella parte centrale si elevano, in sequenza verticale, il portale, il rosone, una croce intagliata nella muratura. e la fascia di coronamento, con archetti a tutto sesto e archetti intrecciati.

    Ogni anno il 15 agosto la luce che penetra dal rosone andrebbe a colpire una particolare lunetta dedicata alla Vergine L'interno è a tre navate, con pilastri massicci, che terminano con capitelli decorati; Di particolare rilievo una stupenda "Madonna con bambino" in pietra policroma, attribuita a Benedetto Antelami.

    Nel braccio sinistro del transetto si trovano le tombe del templare Guido Pallavicino (1301) e di Ferdinando di Borbone, ultimo duca di Parma (1802): la prima costituita da una lastra a bassorilievo con il cavaliere vestito della sua armatura, la seconda architettonica, con un'arca in pietra scura.
Da Fontevivo riparti in direzione Nord verso Fontanellato, che raggiungi in breve dopo aver superato l'Autostrada A1.
  • FONTANELLATO [Approfondimento]

    Il nome deriva da Fontana Lata, cioé "fontana larga". La presenza dell'uomo nella zona è riconducibile al'età del Bronzo: in località Castellano sono state trovati resti di villaggi con palificazioni e suppellettili terramaricole.

    La storia recente inizia nell'XI secolo ed ha come punto di riferimento la Rocca, centro di un piccolo feudo concesso nel 1404 dal Duca Gianmaria Visconti alla famiglia Sanvitale, proprietaria per quasi sei secoli, fino al fino al 1948, quando viene acquistata dal Comune.
  • LA ROCCA SANVITALE [Approfondimento]

    Entrando dalla "Porta di Sopra" o "Voltone" il visitatore scopre la Rocca quasi all'improvviso, dopo aver percorso strette viuzze di impianto medioevale, dove si aprono minute botteghe sotto bassi portici, dagli architravi in legno e dai rustici pilastri.

    Di struttura quadrata, circondata da un ampio e profondo fossato, detto " la peschiera" , evidenzia una singolare eleganza e personalità, che la distingue nel pur ricco panorama di castelli Parmensi. La Rocca ancor oggi armonizza il fascino della fortezza medioevale con l'eleganza di una splendida corte rinascimentale. Il mastio, le torri angolari, la corte quadrata, tipici elementi di architettura difensiva, si inseriscono armoniosamente nei successivi adattamenti a dimora nobiliare del XVI e XVIII secolo.

    La cinta esterna viene eretta dopo il 1386, iniziando dal torrione quadrato posto a nord - in origine molto più alto - e completata nella prima della metà del quattrocento; di questo periodo rimangono la scala a volte che conduce alla loggia superiore ed il porticato che al piano terra si sviluppa sul lato nord-est. La corte ricorda ancora la fortezza, ma la presenza del cotto e la ricercatezza del doppio loggiato le conferiscono una grazia signorile.

    L'appartamento nobile del primo piano mantiene intatta l'atmosfera del XVI e XVII secolo, con mobili, suppellettili ed arredi originali. Interessante la saletta di Diana e Atteone, affrescata nel 1524 dal Parmigianino per Paola Gonzaga e Galeazzo Sanvitale.

    Nelle lunette, incastonate fra la verzura e amabili, viene descritta la storia di Diana e Atteone, riletta in senso cristiano, come simbologia del dolore e della morte quali passaggio a nuova vita, a una trasformazione più alta cui si richiama anche lo specchio, che reca la scritta Respice Finem.

    Nella rocca è ospitato il Museo Comunale con quadri di buona fattura , pregevoli mobili e ceramiche. Curiosa la camera ottica,nascosta in una torre angolare, ove un sistema di lenti consente di osservare la piazza sottostante senza essere visti.
Da Fontanellato prendi la strada direzione Nord che in 10-12 minti ti porta a San Secondo (8 Km)
  • SAN SECONDO [Approfondimento]

    Insediamento di origini antichissime, come lo testimonia una necropoli venuta alla luce all'inizio del XX secolo.
  • LA ROCCA DI SAN SECONDO [Approfondimento]

    La sua storia è legata alla famiglia Rossi, che la costruisce alla metà del XV secolo e la ristruttura nel secolo successivo.

    Lo scalone cinquecentesco conduce al grande salone decorato fastosamente con la storia della famiglia Gli affreschi, ispirati alle favole di Esopo ed alla mitologia classica, sono attribuiti al Fontana, al Mirola ed al Bettoia, le grottesche a Cesare Baglione.

    Orazio Samacchini è l'autore di tre splendide stanze che si affacciano sul terrazzo. Di particolare rilievo la Sala dell'Asino d'Oro, ove si trova l'originale rappresentazione a fresco tratta dall'omonimo romanzo di Apuleio, di influsso mantovano.
Dalla rocca gira verso destra; supera il fiume Taro, gira verso San Quirico; lascia alla destra Trecasali e in breve giungi a Sissa. ( 8 Km.)
  • SISSA [Approfondimento]

    Caratteristico centro della Bassa Parmense, con le sue case a schiera lungo le vie principali, la piazza e la rocca, il simbolo più prezioso del borgo medioevale, di cui si hanno notizie giù dal 1084.
  • ROCCA DEI TERZI [Approfondimento]

    L'edificio svetta imponente all'interno del centro abitato; formato da due corpi distinti, il torrione, unico superstite del quattrocentesco castello distrutto dai Veneziani; i due corpi laterali sono del XVIII secolo.

    All'interno pregevoli affreschi della sala consiliare, utilizzata in passato come teatro.

    In una stanza, oggi sede municipale, è custodito un orologio, rarissimo esemplare, in ferro forgiato a due treni, restaurato e perfettamente marciante.
  • SANTA MARIA ASSUNTA [Approfondimento]

    Conserva all'interno l'impianto quattrocentesco a tre navate. Rinnovata nel '700 con le cappelle a finissimi stucchi di Antonio Ferraboschi.

    Una decorazione rococò ravviva il santuario della Madonna delle Spine, ricostruito nel 1763.
  • PARCO FLUVIALE DI MARIA LUIGIA [Approfondimento]

    Con una superficie di 40.000 metri quadrati, rappresenta il tipico esempio dell'ambiente fluviale padano.

    Nelle immediate vicinanze il Porto Turistico di Torricella, con un ponte d'attracco per grosse imbarcazioni.
Lascia Sissa, attraversa Graminazzo, e giungi a Roccabianca. (Km: 8)
  • ROCCABIANCA [Approfondimento]

    Di origini romane, la località corrisponde al villaggio medievale di Rezinoldo o Arzenoldo, che Federico Barbarossa concede in feudo a Oberto Pallavicino nel XII secolo.

    L'attuale toponimo deriva da Bianca Pellegrini, amata da Pier Maria Rossi, che alla metà del XV secolo fa costruire il castello in suo onere.

    Per secoli si protraggono gli scontri tra i Pallavicino e i Rossi, conti di San Secondo, per il predominio nel territorio.

    Alla morte di Pier Maria Rossi (1482) finisce sotto i Pallavicino, ma per gran parte del Cinquecento la storia del feudo è segnata da rivendicazioni ereditarie da parte dei Rangoni e dei Rossi.

    Nel 1630 i Rangoni scambiano con i Pallavicino il vicino feudo di Zibello e rimangono proprietari di Roccabianca fino al 1762, quando il ramo si estingue. Nel 1786 la Camera Ducale restituise parte del feudo ai Pallavicino di Zibello; ma nel 1831, alla morte senza eredi maschi del marchese Alessandro, viene integrato nei possedimenti di Maria Luigia Di antica data la lavorazione del giunco e dei vimini per l'arredamento.

    Il paese ha dato i natali a Giovannino Guareschi, il celebre creatore di Peppone e Don Camillo, nato nel 1908 in località Fontanelle.
  • PIAZZA DEL MERCATO [Approfondimento]

    Proprio di fronte al castello, di origine medioevale, ma con portici settecenteschi. A fianco su altra piazza, la Chiesa Parrocchiale dedicata ai Santi Bartolomeo e Michele, risalente al XVI secolo.

    Custodisce importanti arredi settecenteschi, tra cui la splendida cornice del coro di Ignazio Marchetti e tele di Clemente Ruta.

    Nel piccolo Teatro sono conservate alcune statue raffiguranti le opere di Giuseppe Verdi, un tempo parte del monumento che lo scultore Ximenes aveva innalzato a Parma all' inizio del secolo, distrutto da un bombardamento aereo nel 1944.
  • LA ROCCA [Approfondimento]

    Domina il centro del paese; costruita tra il 1446 e il 1463 da Pier Maria Rossi per l'amata Bianca Pellegrini, inglobando una torre preesistente.

    A struttura orizzontale, impianto geometrico regolare tipico dei castelli di pianura, cortile centrale, due torri angolari quadrate disposte sulla diagonale di base e un alto mastio.

    Recenti restauri (Sale dei Feudi, dei Paesaggi, dei Quattro Elementi, sala Rangoni) hanno messo in evidenza pregevoli decori a fresco e stemmi araldici nel porticato antistante la famosa Camera di Griselda, con la ricostruzione moderna del quattrocentesco ciclo pittorico, ispirato alla centesima novella del Boccaccio, nonché il cielo astrologico di Pier Maria Rossi. (gli originali si conservano al Museo del Castello Sforzesco di Milano.)

    Proprietà privata del cavalier Scaltriti, che ne ha curato il restauro ed aperto la rocca al pubblico. Invecchia distillati e aceto balsamico in botti di rovere nelle antiche cantine sotterranee, ove si trovano anche il Museo della distilleria e la sala di degustazioni gratuite.
Da Roccabianca prendi la SP 10 in direzione ovest per Zibello; dopo 3 chilometri volta a sinistra per Diolo e Soragna ( 15 Km. 20-25 minuti)
  • SORAGNA [Approfondimento]

    "Signora della Bassa", l'antica Soranea, si colloca quasi al centro della fertile Pianura Parmanse. Territorio già abitato nell'età del bronzo, poi da etruschi e romani, molto probablmente un "castrum". Il nome "Soragna" appare per la prima volta in un documento Longobardo nel 712. Sul finire dell'XI secolo si stabiliscono nel territorio i Pallavicino ed i Lupi, questi ultimi di origine cremonese: i primi a Castellina, i secondi a Soragna.

    Primo signore il marchese Guido Lupi, podestà di Parma nel 1202. Una storia molto conflittuale tra le due famiglie, che porta i Lupi a perdere più volte il possesso delle proprie terre, fino a quando il 20 settembre 1347 Carlo IV di Boemia concede a Ugolotto Lupi l'investitura feudale.

    Nel 1385 Gian Galeazzo Visconti autorizza i Lupi a costruire l'attuale Rocca. Nel 1514, estinto il ramo diretto della famiglia con la morte di Diofebo I, il feudo passa al pronipote Gianpaolo Meli, dando così origine all'attuale famiglia Meli Lupi, confermata nel 1530 dall'investitura dell'imperatore Carlo V.

    Nel 1709 l'imperatore Giuseppe I nomina Giampaolo IV principe del Sacro Romano Impero e costituisce Soragna come stato autonomo, con diritto di battere moneta, sottraendolo alle mire egemoniche dei Farnese. Anche oggi un Meli Lupi abita la Rocca.

    E' il principe Diofebo VI, che, aprendo le magnifiche sale dell'avito castello a visitatori, convegni ed importanti avvenimenti culturali, ha reso il palazzo vivo protagonista del presente e testimone di un glorioso passato.

    Isabella Pallavicino di Cortemaggiore Moglie di Giampaolo II, tra le personalità che conferirono prestigio alla casata, conosciuta anche per aver ottenuto dal Duca di Ferrara il permesso di stampare un'edizione della 'Gerusalemme liberata", riveduta e corretta dallo stesso Tasso, che, ancora vivente, le dedicò un sonetto tuttora conservato nella biblioteca del palazzo.
  • LA ROCCA MELI LUPI [Approfondimento]

    I marchesi Bonifacio ed Antonio Lupi iniziano a costruire la nuova rocca nel 1385, sull'antica costruzione del X secolo e già nel 1392, con il completamento del muro esterno, è ben difesa contro gli attacchi esterni: pianta quadrata, con quattro torri ai lati ed una quinta al centro della facciata principale, circondata da un ampio fossato sui lati sud-est. Un ponte in muratura del XVII secolo sostituisce il primitivo ponte levatoio ed introduce nel cortile porticato della Rocca, arricchito da statue a soggetto mitologico e allegorico.

    Con il consolidarsi delle Signorie e il diradarsi delle lotte tra feudatari la rocca viene trasformata poco a poco in un piacevole palazzo, pur conservando le sue strutture antiche, tanto da divenire nel XVII secolo una sfarzosa residenza principesca, con l'aspetto che conserva tutt'oggi.

    Esempio unico del primo Barocco: le sale conservano inalterati mobili e arredi dell'epoca, realizzati e dorati in buona parte a Venezia.

    Galleria dei poeti. Divisa in tre parti: la prima, affrescata dai Bibiena, riprende i motivi decorativi della Sala degli Stucchi, la seconda, affrescata con soggetti letterari e classici per opera di Giovanni Motta, misura ben 62 metri, la terza parte è dedicata al tempietto d'Apollo, dio della poesia.

    Nella Sala Rossa sei paesaggi ovali del Brescianino ed i ritratti di Giampaolo Meli Lupi e della moglie Ottavia Rossi. Divano e le poltrone tappezzati personalmente, al piccolo punto, dalla principessa Anna Meli Lupi di Soragna, vissuta nel XIX secolo.

    Sala degli Stucchi, decorata da Ferdinando e Francesco Galli, detti i "Bibiena", che hanno dipinto il soffitto con scene della gloriosa storia della famiglia Meli Lupi e delle loro vittorie contro gli ottomani, al servizio dell'Impero e della Repubblica Veneta.

    Cappella di Santa Croce, fatta erigere nel primo Seicento come oratorio e tomba di famiglia. Francesco Meli Lupi (m. 1669) dettò di se stesso questo epitaffio: "Quivi giace a marcir entro l'avello nudo senza vigor, vile, fetente, un lupo per venir celeste agnello".

    Grande Galleria affrescata dai "Bibiena" con fatti salienti della storia Meli Lupi.
    Sala del Trono. Tappezzata da broccati e velluti di Genova, con il trono feudale, sovrastato da un imponente baldacchino, due tavoli di ebano e le statue in legno di Lorenzo Aili.

    Camera nuziale Grande sala separata dal talamo per mezzo di un cancelletto in legno scolpito e dorato; pregevoli due specchiere di Murano ed il camino sormontato da specchi ed ornamenti in legno dorato eseguiti dall'intagliatore Antonio Verzieri (1739).

    Il Giardino
    In epoca medioevale il castello era circondato dal fossato. Nel 1542 viene recintata una piccola area verde. Un ampio giardino all'italiana nasce solo all'inizio del XVIII secolo. Nel 1833 viene trasformato in un parco all'inglese. Significativi l'albero di noce d'America, di dimensioni ragguardevoli, la 'Café-haus', numerose statue raffiguranti divinità mitologiche, ed il laghetto artificiale, l'Isola dell'Amore con due grotte, abbellite da stalattiti e stalagmiti. Il giardino comunica con la Sala del Bocchirale attraverso una scala a doppia rampa, ai lati delle quali si ergono sei statue raffiguranti i fiumi Nilo e Gange e le quattro stagioni.
Prendi la strada per Fidenza; al Casello Autosole segui le frecce in direzione Fidenza; segui poile frecce fino all'Antico Borgo.