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NELLE TERRE DI CANOSSA Bianello, Canossa, Rossena, Montechiarugolo
Era l'anno 1077 quando l'imperatore tedesco Enrico IV venne a chiedere il perdono papale al Castello di Canossa. Signora di quel luogo era la celebre Contessa Matilde, di cui ancora oggi resta viva la memoria. Anche se della storica rocca sono rimaste solo alcune vestigia, questo itinerario offre la possibilità di ammirare il tipico paesaggio collinare emiliano e luoghi di indubbio fascino come Vercallo, con il suo borgo medioevale ed i castelli di Bianello, Rossena e Montechiarugolo.
Km. 140 - Tempo di percorrenza: 3 ore, escluse le soste.
Dall'Antico Borgo scendi a Fidenza, prendi Autostrada A1 direzione Bologna fino al casello Terre di Matilde (40 km) Prendi la provinciale
SP 23 circonvallazione di Montecchio Emilia, Bibbiano e giungi in breve a Quattro Castella (circa 70 km)
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CASTELLO DI BIANELLO [Approfondimento]
Bianello è l'unico castello sopravvissuto dai tempi antichi, essendo andati distrutti quelli diMonte Vetro, Monte Lucio, Monte Zane. I quattro colli si ergono da levante verso ponente sopra l'attuale paese di Quattro Castella e insieme disegnano un singolare e stupendo profilo nella prima dorsale appenninica, al limitare della valle padana. La storia di Bianello è strettamente collegata alle vicende della grande Contessa di Canossa. Qui Matilde risiede quasi abitualmente; qui nel 1077 ospita Enrico IV penitente, prima dell'incontro con Papa Gregorio; qui nel 1111 riceve Enrico V, che la proclama vicaria imperiale in Italia. L'evento è ricordato nel famoso Corteo Storico Matildico di Quattro Castella, che impegna centinaia di comparse in costume e richiama migliaia di spettatori. Soggetto nel tempo a numerosi interventi che lo hanno trasformato poco a poco da fortezza a residenza signorile, il castello appartiene ai Canossa, ramo di Bianello fino al 1747, con la sola parentesi di Gilberto da Correggio nei primi decenni del XIV secolo. In seguito passa ai Gabbi, agli Estensi di Modena, ai Codeluppi di Parma; ereditato nel 1897 dal Conte Girolamo Cantelli di Parma, dal 2002 è proprietà del Comune di Quattro Castella. Il maniero presenta un volume compatto, a forma poligonale chiusa. I corpi di fabbrica si sono sviluppati progressivamente intorno al mastio sul lato occidentale. Dopo il crollo avvenuto nel 1285, la torre è ricostruita con l'inserimento di una scaletta a chiocciola in pietra, a sostituzione di quella lignea che originariamente collegava i diversi livelli. Numerose le tracce di modifiche ed ampliamenti: tra le più antiche le finestre a bifore ed i fregi decorativi in cotto. L'ala di ponente è più tarda e realizzata in due tempi. Nella fascia sud-orientale sono ricavati altri ambienti di epoca quattrocentesca, parzialmente interrati nella roccia. Pregevole la corte interna, con il suo prospetto di stile neoclassico; di grande effetto lo scalone neo-barocco (XVIII secolo), che conduce al salone d'onore decorato secondo moduli neo-medievalistici e neo-rinascimentali; tra gli ambienti di maggior pregio artistico la cappelletta interna e l'appartamento al piano superiore ell'ala di levante con ornati di Gian Giacomo Monti e Baldassarre Bianchi. In una stanza la copia di un dipinto del secolo XIV che rappresenta Matilde con in mano il fiore del melograno.
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CASTELLO DI CANOSSA [Approfondimento]
Si erge sulla sommità di una guglia d'arenaria che sormonta i suggestivi calanchi di Riverzana Costruito verso l'anno 940 da Azzo Adalberto, figlio di Sigifredo di Lucca; difeso da triplice giro di mura, più in basso fabbricati di ricovero per gli armigeri ed i servi. Dopo la morte di Matilde il castello subisce numerosi passaggi: agli eredi succede il comune di Reggio Emilia, che lo distrugge nel 1255; ritorna ai Canossa, passa a Gilberto da Correggio, ancora a Reggio che lo detiene dal 1321 fino al 1402. Di nuovo ai Canossa, che dopo pochi anni (1409) cedono la rocca agli Estensi; questi lo possiedono fino al 1642, quando Francesco d'Este investe del feudo la famiglia Valentini. Nel 1878 passa allo Stato italiano nel 1878, che lo dichiara Monumento Nazionale. Dell'antico fortilizio sopravvivono pochi ruderi, che risalgono in gran parte al tardo medioevo, quando, dopo molte distruzioni, il fortilizio viene ricostruito adattandolo a dimora signorile. Notevole il vano dell'antica chiesa di S. Apollonio, nel quale sono visibili alcune colonnine in marmo di Verona. Nel Museo, realizzato in un fabbricato adiacente le antiche mura castellane, sono raccolti numerosi reperti recuperati durante gli scavi effettuati nella seconda metà del XIX secolo. Nel salone centrale si conserva un grande fonte battesimale romanico, ricavato da un monolite d'arenaria, riccamente ornato da raffigurazioni simboliche tipiche della scultura medievale. La sommità della Rocca si raggiunge salendo per un comodo sentiero che serpeggia sul versante occidentale della rupe; nelle giornate limpide si stagliano verso nord le cime innevate delle Alpi, in direzione sud l'orizzonte spazia sui dolci profili degli Appennini. Vi sono stato ed ho vissuto, per poche ore, il fascino della storia di Matilde.
Da Canossa scendi per una strada molto panoramica, che in pochi chilometri ti porta a Rossena.
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CASTELLO DI ROSSENA [Approfondimento]
Sorge su una rupe dal particolare colore rossiccio e domina un paesaggio unico, che abbraccia un ampio tratto della pianura Padana e dell'Appennino Tosco Emiliano. Eretto nel secolo X, appartiene per secoli ai Canossa. Fortezza militare fino alla seconda metà del secolo XVIII; nel 1612 passa al ducato di Parma; ospita anche Maria Luigia. L'immagine austera del complesso fortificato, il più bello e meglio conservato dell'intera area matildica, è dovuta al susseguirsi di tre cinte murarie: la più interna è delimitata dalla piazza d'Armi e racchiude la parte rimasta del mastio; la seconda si caratterizza per le sue alte cortine murarie, la terza per i bastioni. Il castello si sviluppa su tre livelli: il primo comprende le prigioni, la "sala d'Armi", il refettorio e la cisterna, collegati tra loro da percorsi irregolari di scalini in pietra e laterizio. Il secondo livello, detto "piazza d'Armi" comprende il nucleo difensivo originario, con la piazza delimitata a nord ed ad est dall'edificio. Gli ambienti sono ampi; in numerose sale un recente restauro ha evidenziato decorazioni su intonaco risalenti alla seconda metà del 1700. Al terzo livello, meno ricco di testimonianze, si accede attraverso un portale in pietra ricavato nella muratura del mastio.
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ROSSENELLA [Approfondimento]
Dirimpetto a Rossena, su un picco roccioso che domina l'oasi di Campotrera, sorge isolata ed intatta la quadrangolare Torre di Rossenella, cardine del sistema difensivo che circondava Canossa. Immediatamente a valle è situato l'omonimo borgo, costituito da una duplice schiera di fabbricati eretti a lato della strada maestra, che conserva traccie delle originarie vecchie costruzioni.
Da Rossena scendi rapidamente verso la valle dell'Enza, in un panorama strupendo. Superati Ciano d'Enza e San Polo, passa il fiume direzione Traversetolo. Subito dopo il ponte, girando sulla sinistra e percorrendo una ripida stradina, puoi dare uno sguardo alle rovine del castello di Guardasone. Ritorna sulla provinciale e raggiungi Traversetolo.
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TRAVERSETOLO [Approfondimento]
L'attuale nucleo abitativo viene fondato dai romani, che bonificano il luogo acquitrinoso del torrente Termina; di qui il nome "transversus" o "traversus". Ma nella zona collinare circostante sono stati rinvenuti insediamenti celtici precedenti.
Il nome attuale appare in un'antica pergamena contenente un atto di vendita in data 18 marzo 991: "... locas et fundas que dicitur Traversitulo" La Chiesa parrocchiale, ricostruita dopo il terremoto del 1882 è dedicata a San Martino da Tours e risalirebbe all'anno 707; consacrata da Gregorio VII, di passaggio durante il suo soggiorno a Canossa, ospite della contessa Matilde.
Nella lunetta posta sulla porta laterale un bassorilievo semicircolare rappresenta due leoni incrociati che divorano un serpente, decorazione che in origine adornava il fronte battesimale.
Lasciato l'abitato prendi la strada per Montechiarugolo, direzione nord, che raggiungi in breve dopo alcuni chilometri.
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MONTECHIARUGOLO [Approfondimento]
In posizione strategica, lungo il fiume Enza e sulla la strada che porta al Passo del Lagastrello verso la Toscana e la Liguria, ha conservato il carattere di fortezza, nonostante la perdita della prima cerchia di mura. Costruito ancor prima del XIII secolo, della struttura antica conserva la base e la parte mediana del mastio. Nel 1406 Guido Torelli, ottenuta l'investitura dai Visconti, ricostruisce completamente la parte superiore del castello. Il più celebre della famiglia è Pomponio, raffinato letterato, autore di commedie, poesie e trattati. Nel 1568 diviene unico feudatario per la morte dei fratelli e può utilizzare il castello per farne il proprio "confugium bonorum omnium ac litterarum asylum". Qui scrive la commedia La Merope (1597) ed il Trattato del debito del Cavalliero (1596). Ben diverso il figlio Pio, avuto da Isabella Bonelli, nipote di papa Pio V, che nel 1612 participa alla congiura contro i Farnese, rimettendoci la testa. Di conseguenza il castello passa ai Farnese, che lo detengono fino al 1806, quando lo acquista la famiglia Marchi, tuttora propietaria. Nel cortile puoi ammirare l'affresco di Madonna con Bambino, che attrasse anche l'attenzione del grande critico d'arte Berenson. Nel terzo cortile si trova una porta che dava accesso all'abitato di Montechiarugolo attraverso un ponte levatoio. Una lunga stradina selciata costituisce il camminamento di ronda, coperto da un tetto in legno a capriate, costeggiato da muri con finestre dentro merli ghibellini, con ganci per attaccare le archibugiere. All'interno, un salone affrescato dal Baglione, con stemmi dei Torelli e dei Visconti; una loggia quattrocentesca, con sottili colonne in pietra che reggono il soffitto a travi di legno, offre un ampio panorama sulla Val d'Enza.
Da Montechiaruglo prendi la strada per Parma; giunto alla circonvallazione Sud gira a sinistra direzione via Emilia e circonvallazione Nord; prende la direzione Fidenza, uscita a Noceto; di qui all'Antico Borgo per Costamezzana e Santa Maria del Gisuolo.
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