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NELL'APPENNINO INCONTAMINATO
Pellegrino, Bardi, Varsi, Golaso, Serravalle, Varano de'Melegari, Roccalanzona

Percorso molto panoramico, fra monti, boschi e valli. Mete principali lo spettacolare Castello di Bardi, posto su uno sperone roccioso a guardia della Valle di Ceno e la Pieve di Serravalle con l'antichissimo battistero. Lungo il percorso le imponenti case-forti di Golaso e Castel Corniglio, i manieri di Varano Melegari e Pellegrino, il Santuario di Careno, dove è custodito un collare miracoloso per la cura degli indemoniati e delle malattie nervose.
Km. 150 - Tempo di percorrenza: 4 ore, oltre le soste. Consiglio l'intera giornata.
Dall'Antico Borgo di Tabiano scendi a Salsomaggiore; prendi a sinistra via Milano direzione Bardi, SP 359 ; appena superato il valico di Sant'Antonio, in fondo all'ampia vallata, ti appare il Castello di Pellegrino. Affronta la bella ma tortuosa discesa e raggiungi il piccolo borgo sottostante il castello.
  • PELLEGRINO PARMENSE [Approfondimento]

    Sito fra dolci rilievi a 410 metri sul livello del mare, è stato per secoli importante centro di scambi lungo la via che dal piano si snoda fino a Bardi ed al mar Tirreno.

    Offre oggi interessanti elementi storici, naturalistici e gastronomici, che culminano nella ormai tradizionale fiera estiva del Parmigiano Reggiano di Montagna.
Lasciato il Borgo alla tua sinistra, prendi la strada direzione Bardi. Dopo una breve salita, giungi sotto il castello.
  • CASTELLO DI PELLEGRINO [Approfondimento]

    Uno dei più antichi fortilizi della provincia di Parma; fondato nel 981 da Alberto di Baden, ricostruito nel 1198 da Guglielmo Pallavicino. Per secoli inespugnabile rifugio dei partigiani imperiali, quando le alterne fortune li cacciano dalle città.

    Nel XIII secolo è memorabole residenza di Pelavicino Pallavicino, fratello di Uberto il Grande e amico di Federico II; primo trovatore della Lombardia, che nella sua piccola corte riunisce menestrelli e poeti di Provenza e di Sicilia, rimando nel "dolce stil novo".

    Molte volte preso d'assalto, ma solo nel 1428 il capitano di ventura Niccolò Piccinino riesce ad espugnarlo trucidando Manfredo Pallavicino. Il castello passa nelle mani degli Sforza-Fogliani, che lo detengono sino alla metà del XVIII° secolo. Recentemente acquisito da una famiglia di industriali parmensi, che ha provveduto ad importanti e validi restauri.

    Oggi l'antico maniero è in ottime condizioni; il corpo di fabbrica principale mostra nei muri bifore e merli accecati, mentre dell'originale cinta muraria, con quattro torri angolari, non restano che tracce perimetrali.
    Visitabile solo in particolari occasioni
Superato il Castello, una piccola strada sulla sinistra ti porta a Careno.
  • SANTUARIO DELLA MADONNA DI CARENO [Approfondimento]

    Santuario della Madonna di Careno, sorto nell'XI secolo e ristrutturato nel 1400.

    Conserva al suo interno affreschi antichi ed un collare di ferro che si ritiene miracoloso per la cura degli indemoniati e delle malattie nervose.
Ritorna sulla via, sempre direzione Bardi, sali fino al Castellaro, prosegui sul crinale, che offre una vista stupenda a sinistra sulle valli del Cenedola e del Ceno. La strada prosegue scendendo su Bore, stazione turistica di montagna, sale fino al valico del monte Pellizzone (mt. 1040); di qui scende quasi a precipizio su Bardi. (da Pellegrino Km 34¸tempo 50-60 minuti)
  • BARDI [Approfondimento]

    Rilevante centro di villeggiatura estiva, offre ai turisti Sagre, Fiere e Manifestazioni, ottima gastronomia dai sapori genuini, escursioni e passeggiate a piedi, in bike o a cavallo, una flora rigogliosa, un interessante patrimonio faunistico appenninico.

    Offre soprattutto la stupenda visione dell'antico maniero.


  • CASTELLO DI BARDI [Approfondimento]

    Eretto su uno sperone roccioso di diaspro rosso, che dai suoi 625 metri domina la val di Ceno, rappresenta un raro esempio di complesso fortificato medioevale giunto fino ai nostri giorni in ottimo stato di conservazione. Le sue origini risalgono all'epoca longobarda (di qui il nome) all' inizio IX secolo, con funzione difensiva contro l'avanzata degli Ungari.

    Proprietà dei Conti di Bardi, nel 1257 diventa feudo dei Marchesi Landi e per quattro secoli capitale del loro Stato, che comprende l'alta Val Ceno e l'alta Val Taro. Solida fortezza già nel XII secolo, più volte rimaneggiata, appare oggi all'esterno nella sua impostazione quatrocentesca commissionata da Manfredo II.

    Trasformata alla metà del XVI secolo da Federico in una fastosa dimora signorile, con affreschi e soffitti a cassettone nelle sale, numerose opere d'arte, fra le quali una pala del Parmigianino. Nel 1682 entra nel ducato Farnese, divenendo presidio militare; dal 1868 sede del Municipio; ospita anche il Museo della Civiltà Contadina.

    Recenti interventi di restauro hanno consentito il recupero e l'apertura al pubblico di molti ambienti: la piazza d'Arme, la Sala Grande, le Sale dei Principi, i cortili, i giardini pensili, un porticato del cinquecento, il poderoso mastio, i camminamenti di ronda e le torri di guardia.
Un "Fuori Percorso"
Da Bardi scendi a destra direzione Bedonia. Dopo un Km. lascia la statale, girn ancora a destra per la strada che porta a Borgo Val di Taro. Dopo 5 Km. trovi le indicazioni per Gravago
  • GRAVAGO [Approfondimento]

    Su di un contrafforte selvaggio si scorgono i resti di due costruzioni, che si confondono con le arenarie: il Castello e, più a monte, la torre di avvistamento denominata la Battagliola. Punto di passaggio obbligatorio fra la valle del Ceno e quella del Taro, dopo Bardi è il castello più forte del territorio.

    Appare in documenti ufficiali nel secolo VIII; inizialmente dei Platoni, nel 1234 appartiene al Comune di Piacenza, che lo cede poco dopo ad Ubertino Landi. Vive il suo periodo più fulgido nell'estate 1269, quando Ubertino deve abbandonare Bardi, stretta d'assedio dai Guelfi di Piacenza, Parma e Milano.

    Da Gravago Ubertino ha libero accesso verso Compiano e il Bedoniese e può raggiungere con breve percorso Gusaliggio e Landasio, i manieri dell'altro fiero ghibellino ed alleato Uberto Pallavicino.

    Riprende a combattere e costringe i Guelfi a richiudersi in Bardi, per poi riprendere in pochi anni il controllo dell'intero territorio di Val Ceno e Val Taro. Il castello rimane infeudato ai Landi per alcuni secoli e nella storia piacentina appare sovente il nome dei Landi di Gravago. Ma col passare del tempo, cessate le battaglie locali, il castello viene abbandonato, fino a cadere in completa rovina.
Rritorna a Bardi per il medesimo percorso dell'andata. Da Bardi prendi la provinciale SP 28 della Val di Ceno, scendendo a Varsi.
  • VARSI [Approfondimento]

    A mezza via tra i castelli di Varano Melegari e di Bardi, la piccola cittadina è di antiche origini, posta in zona di frontiera tra Parma e Piacenza, percorsa sin dai tempi altomedievali da pellegrini diretti a Roma e dagli eserciti dei signori del luogo, Pallavicino e Landi in particolare.

    Situato ai piedi del monte Dosso, il paese si è sviluppato attorno al castello, eretto probabilmente nel X secolo, più volte modificato.

    Oggetto di disputa tra i Malaspina e i Fieschi, nel 1473 viene assegnato alla famiglia Scotti che ne conserva la signoria fino al 1723.

    Dell'antico castello di pianta quadrata rimangono due torri mutili ed una torre posta accanto alla parrocchiale trecentesca di San Pietro, più tardi ricostruita in forme barocche, ove si conserva una bella Madonna col Bambino e i Santi di Pietro Melchiorre Ferrari (1760 circa).
Continua la discesa verso la Val di Ceno; a circa 4 km da Varsi trovi di fronte, in basso la casa-forte di Golaso, che puoi raggiungere su di una breve ma ripida carrareccia.
  • CASA FORTE DI GOLASO [Approfondimento]

    Consiglio vivamente di andare a vederla da vicino, perchè impressiona per la sua severità, unita a linee costruttive semplici, ma di grande effetto: un edificio racchiuso tra quatro mura in pietra locale, che più di tanti altri rieccheggia i tempi antichi, Di origine nel VI-VII secolo, per le sue caratteristiche strutturali si pone a metà strada tra l'opera di difesa e la fattoria ("casa forte").

    Vaste dimensioni (5.000 mq coperti), è costituito da una lunga facciata con ai lati due solide torrette, tonde alla base e poligonali alla sommità, con feritoie più ampie rispetto a quelle ricavate nella parte cilindrica; una torre quadrata sovrasta il portale d'accesso.

    All'interno due cortili, separati da un androne: il primo, di forma quadrata, è cinto ad ovest da una costruzione che contiene la cappella, ad est da un altro corpo di fabbrica in cui si trova il pozzo.

    Di fronte, sul lato nord, il massiccio edificio detto il "Palazzo" La tradizione vuole che nel castello di Golaso vi siano 12 scale quanti sono i mesi, 30 porte quanti sono i giorni del mese e 365 finestre quanti i giorni dell'anno.
Ritorna sulla provinciale e continua a scendere lungo la stupenda valle del Ceno e giungi rapidamente a Serravalle.
  • SERRAVALLE, CHIESA DI SAN LORENZO [Approfondimento]

    Una delle più antiche pievi del parmense, la sola ad avere un edificio apposito per la celebrazione del battesimo, sacramento che nel medioevo era amministrato esclusivamente nella dalla pieve.

    Documentata fin dal 1005, distrutta da un terremoto, ricostruita completamente nel XIV secolo, rimaneggiata a più riprese tra il 1796 e il 1927, quando viene edificato il nuovo campanile.

    Pianta ad aula con abside semicircolare e cappelle laterali.
  • SERRAVALLE, BATTISTERO [Approfondimento]

    Il Battistero (secoli X e XI) è l'elemento di maggior interesse: realizzato in pietra squadrata; illuminato da quattro monofore, porta centrale ornata da un cordolo tondo.

    La pianta è ottagonale, comune a molti battisteri dell'Italia centro - settentrionale costruiti tra il V e il XIII secolo, ritenuta da Sant'Ambrogio forma ideale per questo tipo di edifici, in quanto sette i giorni della creazione e del riposo di Dio, ai quali si aggiunge un ottavo giorno come simbolo del mondo ultraterreno.

    Su una lesena è scolpita una croce mentre su un capitello sono raffigurati un volto e un uccello, forse simboli degli evangelisti Marco e Giovanni. All'interno, sugli spigoli si alternano semicolonne e lesene, che terminano in semplici capitelli.

    Nell'altare, i due sostegni sono di epoca longobarda, decorati con tralci vegetali ripiegati in volute ripetute in serie. Il piccolo fonte battesimale al centro dell'aula è invece di fattura recente.
Ritorni per la stessa strada fino alla provinciale, girando a destra ti trovi in breve a Varano de' Melegari.
  • VARANO DE' MELEGARI - IL CASTELLO [Approfondimento]

    Eretto nel 1208 sopra uno scoglio di arenaria. Roccaforte strategica a salvaguardia della vallata del Ceno, costituisce uno dei migliori esempi di architettura difensiva del XV secolo. Proprietà dei Pallavicino fino a quando Ottobono Terzi lo conquista e lo consegna ai Visconti di Milano.

    Proprio sotto il loro dominio (1405-1452) avviene l'imprigionamento e la rocambolesca fuga di Annibale Bentivoglio, Signore di Bologna. Nel 1452 la rocca ritorna ai Pallavicino. Nel 1547 durante l'assedio degli spagnoli, Gianfrancesco viene soccorso con 50 cavalieri dal cugino Uberto II di Tabiano.

    Nel 1551 il castello viene conquistato dal Marchese di Marignano, nel quadro della "Guerra di Parma" tra Ottavio Farnese ed un esercito composto da truppe imperiali e papali. Finita la guerra torna di nuovo ai Pallavicino e diviene residenza di un ramo della famiglia fino alla soppressione dei feudi nel 1805.

    Acquistato dal francese Levacher, poi dai Tanzi nel 1965, infine dal Comune di Varano Melegari. Il castello si differenzia dagli altri parmensi dell'epoca per una particolarità architettonica: tre delle quattro torri sono allineate sul lato che guarda verso il Ceno, mentre il mastio è posizionato sullo spigolo nord verso la strada; inoltre l'ingresso è collocato nella torre centrale delle tre allineate non in facciata, bensì su di un fianco.

    Nelle sale del piano nobile si può ammirare una prestigiosa armeria, che documenta l'evoluzione dagli attrezzi dei contadini in armi proprie: ronconi, corsesche, coltelli. Seguono armi in asta, di scavo, bianche, da fuoco, armature, corazze ed elmi, nonchè piccole artiglierie. Nella prigione del castello, all'inteno della torre, si trova la camera della tortura e delle pene capitali.
Da Varano Melegari scendi lungo la SP 28 fino al bivio per Fornovo; prosegui dritto, imboccando la provinciale SP 54 per la Via Emilia; superata Medesano, dopo 3 Km gira a sinistra per la Pedemontana (SP 35) , fino al bivio per Costamezzana. Di qui a Santa Maria del Gisuolo ed Antico Borgo.
PERCORSO ALTERNATIVO
Per chi desidera ancora vagare per monti e per valli consiglio un ritorno leggermente più lungo di 5 km, ma senza traffico e decisamente più bello.

Da Varano Melegari scendi lungo la SP 28 fino al bivio per Fornovo; prosegui dritto per la provinciale SP 54 fino a Felegara (4 Km); svolta a sinistra per Sant'Andrea Bagni; di li a Roccalanzona paese, da dove puoi salire nelle vicinanza dell'antica rocca.
  • ROCCALANZONA - IL CASTELLO [Approfondimento]

    Al culmine di uno spuntone roccioso, ben visibile in lontananza da Val di Ceno, dalla piana del Taro e dai colli appenninici.. Anche se ridotto ad un rudere, impressiona ancor oggi per la sua imponenza, come lo dimostra l'affresco del Bembo (1463) nella Camera Aurea del Castello di Torrechiara, dove sono rappresentati i possedimenti della famiglia Rossi.

    Esiste già alla fine del X secolo, nel 1028 compare tra i beni di Ildegarda, moglie di Odone, nobile longobardo, a lungo conteso tra i Pallavicino e i Vinciguerra di Varano Melegari.

    Scarse e vaghe le notizie anche nei tempi successivi, tanto che si ignora quando e come passi a Pier Maria Rossi, che lo ribattezza Rocha Leone, dal simbolo del leone rampante presente sugli stemmi della famiglia.

    Il Castello rimane dei Rossi fino a quando Scipione lo vende alla Camera Ducale; nel 1692 passa agli Ercolani di Senigallia. Oggi di proprietà privata, i ruderi non sono visitabili. Difficile l'accesso alla vicinanze attraverso aspri sentieri.
Lascia il paese di Roccalanzona, prendi la strada in direzione Nord; dopo circa un Km volta a sinistra sulla SP 54 per il santuario di Santa Lucia, ove ti consiglio di soffermarti a godere una vista meravigliosa sulle valli e sul piano. Poi scendi vertiginosamente su Varano Marchesi. Di qui volta a destra per Case Mezzadri, scendi al fondovalle; superato il torrente, gira a a sinistra,, risali la SP 54 fino a San Vittore. Dopo due Km, giunto ad una curva verso sinistra,( attenzione!) prendi dritto in salita su piccola strada, che fra boschi e campi coltivati ti porta direttamente all' Antico Borgo.