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TORRECHIARA E I BOSCHI DI MARIA LUIGIA
Sanguinaro, Castelguelfo, Pieve di Talignano, Boschi Carrega, Sala Baganza, Felino, Torrechiara, Badia Cavana, Villa Magnani

Vi sono luoghi che trasmettono emozioni e sentimenti anche a distanza di secoli. Uno di questi è il Castello di Torrechiara, fra i più belli d'Italia, con la sua 'Camera d'oro', voluto da Pier Maria Rossi per l'amata Bianca Pellegrini. Lungo il tragitto si trovano le rocche di Sala Baganza e di Felino, i Boschi di Carrega, cari a Maria Luigia, moglie di Napoleone divenuta Duchessa di Parma.
Km. 150 - Tempo di percorrenza: 3.30 - 4 ore, escluse le soste.
Dall'Antico Borgo di Tabiano scendi lungo la strada che in direzione Nord-Est porta a Fidenza attraverso Santa Margherita; volta a destra sulla statale N.9 (Via Emilia) fino a Sanguinaro.
  • PIEVE DI SANGUINARO [Approfondimento]

    Merita una sosta per ammirare gli affreschi rinascimentali e l'antica cripta di questa pieve, in un luogo che trae certamente origine da una sanguinosa battaglia.






Prosegui lungo la Via Emilia fino a che trovi sulla destra Castlguelfo.
  • CASTELGUELFO - ROCCA SINIBALDA [Approfondimento]

    Grandiosa sentinella della via Emilia, a presidio del guado sul fiume Taro; il castello, pur rimaneggiato, presenta ancor oggi tutta la sua imponenza. Non si conosce l'epoca della sua prima origine, nè il costruttore, ma nel XIII secolo appartiene a Obizzo Fieschi, che nel 1224 dona la rocca al nipote Sinabalbo, futuro Papa Innocenzo IV.

    Risalgono a quel periodo numerose opere murarie per rendere più difficile ogni attacco nemico. Nel 1312 viene occupato dai Rossi, ma due anni dopo Gilberto da Correggio lo rade al suolo.

    Le mura, distrutte, rimangono in uno stato abbandono e degrado per più di un secolo, finché Rorlando Pallavicino il Magnifico conquista il feudo e fa risorgere la rocca a nuovo splendore e potenza militare, ribattezzandola "Torre Orlando".

    Ma le difese non bastano a fermare Ottobuono Terzi, che conquista il castello dopo due giorni di dura lotta e lo ribattezza Castelguelfo (Castrum Guelphum), in segno di scherno verso il partito avversario.

    Dopo la morte di Ottobuono il castello ritorna a Rolando, che lo lascia al figlio Nicolò; i suoi discenti lo possiedono fino al 1614, quando, in assenza di eredi diretti, la camera Ducale lo assegna a Giacomo Giuffridi, poi agli Scotti di Vigoleno, dal 1666 al 1817.

    Seguono numerosi proprietari, che effettuano importanti lavori di trasformazione, molto criticati da alcuni esperti. Ciononostante, il castello, con la sua struttura quadrangolare, le torri merlate sovrastate dai tetti rieccheggia i tempi antichi e, dal punto di vista scenografico, il suo complesso appare superbo.
Prosegui attraversando l'abitato di Ponte Taro; subito dopo il ponte sul fiume gira a destra per Collecchio. Superata la città, puoi dirigerti subito verso Sala Baganza. Consiglio tuttavia un itinerario alternativo: attraversare il Parco Regionale dei Boschi di Carrega, di straordinaria bellezza paesaggistica,raggiungendo Ponte Scodogna sulla statale SS 62, e di lì girando a sinistra per Talignano
  • PIEVE DI TALIGNANO [Approfondimento]

    Dedicata a San Biagio. Sorta nel XII secolo come cappella dipendente dal monastero cistercense della Rocchetta, annessa ad un ospizio per i pellegrini che percorrevano un itinerario secondario della Via Francigena.

    Restaurata nel 1934, presenta ancora la struttura originaria nell'abside, nel campanile e nella parte inferiore della facciata. Sopra il portale una lunetta di scuola antelamica, con S.Michele che pesa le anime sottraendole ai demoni.

    Nella navata una Madonna col Bambino (metà Seicento), nel presbiterio una Addolorata del Borghesi (1835- 1841), nella cappella alla base del campanile un affresco tardo-quattrocentesco con Madonna, Bambino e Sant' Antonio Abate.
Dalla Pieve giungi in un breve tratto al Casino dei Boschi, residenza estiva della Duchessa Maria Luigia.
  • BOSCHI DI CARREGA [Approfondimento]

    Primo Parco Regionale in Emilia Romagna, istituito nel 1982. Oltre mille ettari di splendidi boschi con cerri, querce e castagni, alternati a prati stabili e seminativi, arricchiti dalla presenza di argentei ruscelli, che alimentano piccoli specchi d'acqua, nonché da numerose specie di fiori spontanei e di funghi; storica la Faggeta di Maria Amalia di Borbone(1820).

    Per secoli riserva di caccia dei Farnese, dei Borbone e di Maria Luigia, fino ai Principi Carrega, ultimi proprietari. All'interno del Parco fanno spicco due splendide costruzioni: il Casino dei Boschi e la Villa del Ferlaro.
  • CASINO DEI BOSCHI [Approfondimento]

    Edificato nel 1789 per volontà della duchessa Maria Amalia. Maria Luigia si innamorò della dolcezza del paesaggio, tanto da scegliere il Casino come dimora preferita per la villeggiatura estiva, dopo averlo fatto ampliare dall'architetto di corte Paolo Gazzola.

    Descritto dai visitatori dell'epoca come luogo incantevole, dai connotati fiabeschi, presenta un corpo centrale a tre piani, base rettangolare, facciata con frontone, protiro a tre fornici con terrazzo sovrastante.

    L'interno conserva le caratteristiche settecentesche del casino di caccia; tra questi un salotto rivestito a boiserie in stile Luigi XVI.
  • VILLA FERLARO [Approfondimento]

    Maria Luigia la fece costruire per i propri figli sul preesistente Casinetto Fedolfi dall'architetto Paolo Gazzola fra il 1828 ed il 1831.

    Nell'edificio, in stile tardo-impero e su due piani, le facciate nord e sud sono differenziate: la prima arricchita da un lungo porticato, la seconda scandita da lesene ed archi semiaggettanti.
Dal Casino dei Boschi a Sala Baganza corre poco più di un chilometro. Al centro del paese sorge la Rocca.
  • SALA BAGANZA [Approfondimento]

    Un atto di donazione del vescovo Sigifredo II attesta la sua appartenenza alla Chiesa di Parma fin dal 995. Dal XII secolo si succedono nel feudo le famiglie Franceschi, Cornazzano e Sanvitale.

    Nel 1258 Tedisio riceve parte del feudo con la dote della sposa Adelmota Ornazzani e acquista la parte rimanente.
  • ROCCA DEI SANVITALE [Approfondimento]

    Domina la piazza del paese; posseduta dalla famiglia Sanvitale dal XIII secolo fino all'inizio del XVII; riedificata nel 1477 da Gilberto III, con quattro torri angolari, ancora esistenti; più volte assediata dai Rossi, ampliata nel XVI secolo.

    Nel 1612, anno della congiura dei feudatari contro il duca Ranuccio I Farnese, la rocca viene confiscata dalla Camera Ducale; nel 1676 passa al Collegio dei Nobili, diventando residenza estiva di Ranuccio II. Nel XVIII secolo viene costruito il giardino, numerose sale vengono affrescate.

    All'inizio del XIX secolo diviene residenza stabile di Maria Amalia d'Asburgo, moglie di Ferdinando di Borbone. Acquistata nel 1888 dai marchesi Carrega; oggi la zona cinquecentesca appartiene al Comune di Sala Baganza, la resante ancora di proprietà privata.

    Nella zona Cinquecentesca, visitabile, si possono ammirare opere pittoriche di celebri autori dell'epoca: L'allegoria delle quattro stagioni di Cesare Baglione, "La sala dell'Eneide"di Ercole Procaccini, "La sala d'Ercole" di Bernardino Campi, le Storie di Giove Tonante di Orazio Samacchini (1570), Venere e storie di Enea di Innocenzo Martini.

    Più recente l'Apoteosi di Francesco Farnese di Sebastiano Galeotti (1727). A lato della rocca, l'oratorio di San Lorenzo, costruito da Ferdinando di Borbone nel 1795.
Lasciata Sala Baganza giri a destra sulla SP 15, passi il ponte sul Baganza, girando a sinistra raggiungi rapidamente Felino. Superato di poco il paese, a destra, sul primo colle, ti appare il castello, che raggiungi per una breve salita.
  • CASTELLO DI FELINO [Approfondimento]

    In posizione panoramica e strategica a cavaliere delle vallate dei torrenti Parma e Baganza Costruito alla fine del IX secolo dal Marchese Luppone, ampliato più volte, raggiunge il massimo splendore alla fine del XIV secolo con Pier Maria dei Rossi, figura eminente della grande famiglia.

    Nel 1483 viene conquistato con l'inganno da Ludovico il Moro, che fa spianare le fortificazioni e la cinta muraria. Nel 1502 è venduto ai Pallavicino per 15.000 ducati d'oro.

    Seguono gli Sforza dal 1540 al 1600, i Farnese, i Lampugnani, il Marchese du Tillot, i Vescovi di Parma, che lo detengono dal 1775 al 1935. Nel 1974 viene acquistato dagli attuali proprietari.

    L'edificio, quadrato e massiccio, conserva integro ancor oggi lo schema quattrocentesco di costruzione militare: dominato da quattro torrioni angolari, mura a picco, larghi parapetti bastionati che uniscono i torrioni, cinto da un profondo fossato; all'interno, la "Corte d'Onore".

    All'inizio del XX secolo viene descritto come "ridotto ad un mucchio di rovine, albergo di pipistrelli, di gufi e di topi." Oggi, dopo oltre un ventennio di accurati restauri, si può ammirare in tutto il suo splendore. Suggestiva la illuminazione notturna, visibile a chilometri di distanza.
Lasciato il castello, riprendi la SP 32 fino a Pilastro ( 4 Km.) qui svolti a destra direzione Langhirano sulla SP 665 Dopo meno di 3 Km a destra per la salita che ti porta al castello di Torrechiara
  • CASTELLO DI TORRECHIARA [Approfondimento]

    Il nome Torrechiara deriva da "Torciara", il torchio per il vino o per l'olio, poichè nel basso medioevo la zona si caratterizzava per la dolcezza del clima ed era ricchissima di vitigni e di olivi.

    Posto alla sommità di un colle quasi all'inizio della val Parma, sulla strada che conduce a Langhirano, la vista protesa verso la pianura, il castello è di origine relativamente recente rispetto alle fortezze ghibelline del X – XII secolo; in compenso si è preso la rivincita, con la sua spettacolare struttura, ed è senza alcun dubbio il più bello della provincia di Parma ed uno dei più significativi testimoni dell'architettura castellana in Italia.

    Esisteva in precedenza una struttura fortificata, di cui si hanno notizie solo dal 1259, quando il podestà di Parma ne ordina la demolizione, vietandone due anni dopo la riedificazione. L'attuale struttura viene costruita da Pier Maria Rossi fra il 1448 ed il 1460, come strumento di difesa ed insieme dimora signorile per Lui e la sua amata Bianca Pellegrini.

    Superato lo stretto ingresso in salita tra le imponenti mura, appaiono in tutta la loro imponenza le quattro torri agli angoli del castello, collegate da una lunga muraglia con merli ghibellini. Si raggiunge il vasto e spettacolare cortile, di forma quadrangolare, che presenta da un lato un porticato con volte a crociera e colonne in laterizio (primo ordine) e arenaria (secondo), corrispondente a quello del piano superiore con decorazioni, attorniato dalle mura con loggiati.

    Completa l'itinerario il loggiato esterno, posteriore di oltre un secolo, che consente una splendida veduta sui vigneti sottostanti e sulla val Parma. Nell'interno, al pianterreno si trova la cappella di San Nicomede, nella torre Nord-Est, con le tombe vuote dei due amanti; seguono numerose sale con decorazioni cinquecentesche; due piccoli graziosi ambienti rievocano la permanenza pacifica di un cardinale, mentre la cucina a fianco mostra intelligenti soluzioni organizzative.

    Al piano superiore le sale sono affrescate da Cesare Baglione ed allievi con figure mitologiche, grottesche, putti, cartigli, architetture fantastiche. (Sala di Giove Sala dei paesaggi ; Sala della Vittoria. Sala degli Angeli. Sala del Velario.

    Salone degli Stemmi. Salone dei Giocolieri). La sala da pranzo si caratterizza per le decorazioni geografiche, da mostrare agli ospiti come segno della cultura dei proprietari. Straordinaria la "Camera d'oro" (1464), che rappresenta senza dubbio l'ambiente più celebre del castello; attribuita a Benedetto Bembo, vuol celebrare, ad un tempo, la delicata storia d'amore tra Pier Maria e Bianca Pellegrini e la potenza del casato attraverso la raffigurazione di tutti i castelli posseduti.

    Bianca, in abiti da pellegrina, percorre tutte le proprietà dei Rossi, rappresentate con grande cura di particolari: nelle vele i possedimenti montani, nelle lunette quelli di collina e pianura.
Dal Castello scendi per la provinciale, prosegui per Langhirano; al centro della città gira a sinistra, attraversa il fiume e prendi la direzione Badia Cavana.
  • BADIA CAVANA [Approfondimento]

    L'abbazia viene fondata alla fine dell'XI secolo dai monaci di Vallombrosa posizionata su di una collina ad est del torrente Parma, sull'antica strada diretta in Toscana, attraverso il passo del Lagastrello, sotto l'impulso di San Bernardo degli Uberti, abate di Vallombrosa, nominato Vescovo di Parma da papa Pasquale II.

    Ricostruita nel 1117 dopo un violento terremoto, replica l'organizzazione degli spazi e le forme architettoniche delle altre abbazie dello stesso ordine, con la chiesa dalla pianta a T orientata a est e il chiostro quadrato sul fianco meridionale.

    Retta dai vallombrosani fino al 1485, diviene commenda dei feudatari locali, prima i Gonzaga, poi Riario, Sanvitale, Meli, Barberini, infine Farnese. Nel 1564 assume anche la cura delle anime, che mantiene fino alla soppressione del convento per gli editti napoleonici nel 1798, quando i locali sono venduti e destinati a rustici o residenze padronali.

    Oggi dell'antico monastero rimangono parte del chiostro, qualche bifora, la sala del capitolo, la foresteria. Intatta la deliziosa chiesetta romanica, dedicata a San Basilide, realizzata al principio del XII secolo, rifatta in parte nel 1718, restaurata nel 1938 e 1961.

    Muratura in piccoli blocchi di pietra squadrata, consiste di un'unica navata coperta a capriate con transetto sporgente e abside semicircolare. Sul fronte un portico a due arcate e loggia superiore, con capitelli raffiguranti i simboli degli evangelisti.

    Nell'interno, semplice e privo di decorazioni, si notano il pulpito, ricavato nello spessore del muro laterale sinistro e la doppia scala davanti all'altare che scende alla cripta, dove sono conservate le spoglie di San Basilide.
Da Badia Cavana ritorna a Langhirano, prendi la strada per Parma; giunto a Pilastro giri a destra e raggiungi Villa Magnani Rocca.
  • VILLA MAGNANI ROCCA [Approfondimento]

    Trasformata in un importante museo di arte antica e moderna, per volontà di Luigi Magnani, studioso d'arte, musicologo e scrittore, che ha istituito la Fondazione Magnani Rocca, alla quale ha lasciato tesori di inestimabile valore: sculture, mobili e rari spartiti musicali, in particolare quadri di Gentile da Fabriano, Lorenzo Costa, Domenico Ghirlandaio, Alberto Durer, Tiziano, Van Dyck, Goya, Morandi e De Pisis.
Prendi la strada per Parma; giunto alla circonvallazione Sud gira a sinistra direzione via Emilia e circonvallazione Nord; prende la direzione Fidenza, uscita a Noceto; di qui all'Antico Borgo per Costamezzana e Santa Maria del Gisuolo.